domenica 16 febbraio 2014

Un incontro dal passato

Ainley [Ingresso Locanda Grimpen] Un tempo da lupi quello che imperversa all'esterno di quella locanda, la neve che coi suoi candidi fiocchi si riversa dalle spesse nubi che si estendono in un'unica coltre su tutto il cielo della città degli uomini. La porta s'apre per l'ennesima volta della giornata per lasciar entrare non soltanto una folata d'aria gelida, ma anche una figura avvolta in un mantello di un nero lucido. Ai piedi di essa, passandole accanto mentre ella entra, sgattaiola al riparo quella che è una volpe rossa di tutto rispetto, con la pelliccia incrostata di neve ed una bandana al collo, nera. L'anta ben presto si richiude a confinare il gelo di quella giornata invernale fuori dalla sala principale, ghermita di persone che a quanto pare hanno tutte un intento comune: scaldarsi e rifocillarsi. Il camino acceso contribuisce a riscaldare la temperatura dell'ambiente ed è verso di esso che quella che par una donna sotto quell'ampio mantello si avvicina, il cappuccio sollevato ad adombrarle in parte i lineamenti del viso. Ogni passo rintocca sul pavimento, gli stivali neri che battono senza timore il legno con i tacchi, un suono che non sembra disturbare più di tanto le conversazioni degli astanti né il menestrello che sta ravvivando l'ambiente con una delle sue melodie. Tutti dettagli a cui ella non fa caso, giacché prescelto il proprio tavolo vi si avvicina solo per scostar una sedia e farlo suo con quel gesto. Ardet, la volpe, fa altrettanto balzando senza problemi su un'altra sedia dello stesso. La donna invece, prima di prender posto, solleva ambo le mani - protette da un paio di guanti senza dita - per slacciarsi il mantello e lasciar che esso si schiuda, scivolandole dalle spalle per venir poi riposto sullo schienale in legno. Questa volta il volume del chiacchericcio ha un calo, mentre molte teste si fissano nella sua direzione, gli occhi puntati sulla lunga chioma corvina raccolta in una coda alta, sulla casacca bianca - una veste dalle ampie maniche, lo scollo asimmetrico e gli orli di un azzurro chiaro - e sulle armi, due daghe di medesima lunghezza e rifinitura riposte in cinta d'arme, all'interno dei rispettivi foderi incrociati fra loro. A calzarle le gambe porta un paio di pantaloni pesanti, neri e attillati.
Ryner [Locanda Grimpen] Dà le spalle al fuoco, accanto ad esso, così che il mantello poggiato sullo schienale della sedia si asciughi in fretta. Fondamentalmente svaccato, in bilico sulle gambe posteriori della suddetta sedia e con il piede destro come "assicurazione" contro la gamba del tavolo, ha da un pò trascinato sino a lì la sua sedia. Sembra stia dormendo, e non sarebbe del tutto errato supporlo vista la tesa del cappello calata sulla fronte. Sonnecchia pacioso, godendosi il calore del fuoco. Indossa un giustacuore di cuoio da sotto il quale spuntano le maniche di una camicia color panna. Intorno alla vita, a sorreggergli sia i calzoni marroni che il coltellaccio -situato sul fianco sinistro- un alto e spesso cinturone di cuoio scuro. Ai piedi porta, infine, un paio di alti stivali impiastricciati di fango. Tenendo le braccia conserte, allacciate dinanzi al petto, scruta in qul dormiveglia la sala. Un improvviso calo del rumore è ciò che causa un lieve dischiudersi delle palpebre. Solleva stancamente il mento di qualche centimtro così da tirar su anche la tesa del cappello e poter sondare la sala con lo sguardo. Segue gli sguardi di altri avventori sino alla sagoma di Ainley e qui si ferma. Si schioda da essa solamente un istante dopo, quando si sposta sulla volpe saltata sulla sedia accanto a lei, intorno a quel tavolo non lontano dal suo. il piede destro scivola giù dalla gamba del tavolo e la sedia precipita nuovamente in avanti, mentre le braccia vanno a poggiare i gomiti sul tavolo. la mano sinistra si solleva a risistemare il cappello, per poi sfilarlo ed appoggiarlo dinanzi a se sul tavolo. è qui che gli occhi si risollevano nuovamente verso la mezz'elfa, e che il viso -che palesa un'espressione di incredulità mista a irritazione montante- si può finalmente vedere per intero. Curato, sbarbato, coi capelli neri e corti, i lineamenti decisi e tirati in una smorfia che vira sempre più verso l'iroso.
Ainley [Locanda - Tavolo] Il tempo per lei di sollevar quegli occhi di un verde smeraldo sull'ambiente, in un'ampia occhiata, che subito la sala torna a ravvivarsi, permettendole di volger il proprio sguardo sul garzone che si sta approssimandole. Il ragazzo appare abbastanza ansioso ma alla sua domanda sull'ordine lei non sembra porre tempo in mezzo { Una tisana bollente e qualche salsiccia } il tono è distaccato, basso, così come son vacue l'iridi di lei nel fissar il volto dell'aiutante del locandiere. Non ne seguirebbe l'allontanarsi con lo sguardo, invece poggiandosi allo schienale della propria sedia con la dritta si scosterebbe la coda per posarsela dinanzi la spalla destra, per evitare che l'estremità continui a sfiorare il pavimento. Espira, un sospiro discreto emesso dal piccolo naso e che a malapena le gonfia il petto. Apparentemente sembra giocherellare con quelle ciocche fin troppo lunghe forse, ma la sua reale attenzione è rivolta altrove, le orecchie a punta che spiccano fra i di lei capelli.
Ryner [locanda - Tavolo] Si umetta leggermente le labbra mentre prende fiato. Si immobilizza per una frazione di secondo, poi sbuffa prepotentemente dalle narici mentre si dà la spinta necessaria per alzarsi in piedi, scostando così all'indietro la sedia su cui si era seduto. Scrolla le spalle un paio di volte, afferra nuovamente il cappello con la mano sinistra e se lo tiene al fianco, e sull'avambraccio medesio mette il mantello che recupera dallo schienale, per poi incamminarsi con lenti passi verso il tavolo adiacente, dove sta seduta Ainley. Disinvolto, sebbene gli occhi siano rivolti verso di lei, mentre cerca di giungere allo schienale della ragazza. La mano destra cercherebbe di allungarsi verso questo ed afferrarlo e, qualora ci riuscisse, cercherebbe di strattonarlo di lato con forza, nel tentativo di far girare la sedia della mezz'elfa. < Permetti una parola? > Domanda in contemporanea allo sforzo di spostare la sedia, cosa che fa risultare quelle parole come un grugnito, o comunque meno amichevoli di ciò che erano destinate ad essere.
Ainley [Locanda - Tavolo] Ardet appare un po' inquieto, tant'è che scende dalla sua seggiola per passar sotto il tavolo e sedere accanto alla mezzelfa, proprio mentre Ryner s'alza in piedi abbandonando il suo posto. Quel movimento lì per lì sembra esser ignorato dalla ragazza, le cui orecchie tuttavia hanno un fremito. Sarà soltanto quand'egli è abbastanza vicino da render palese il suo obiettivo che ella reagirebbe, andando a sollevar il capo per puntar uno sguardo penetrante dritto in volto all'umano, diretta e rapida, senza alcuna incertezza. Non gli lascerebbe così modo di strattonarle la sedia, giacché è lei stessa a ruotar appena il busto in sua direzione, poggiando un gomito sul bordo del tavolo. Nel fissarlo con assoluta indifferenza, non sembra esservi alcun tentennamento in lei, alcuna reazione al fatto di ritrovarselo davanti. Quand'egli le pone quella richiesta quasi ringhiata, l'angolo destro delle di lei labbra si solleverebbe verso l'alto in un mezzo sorriso che ha un ché di strafottente { Se cerchi rogne, ti consiglio di andare altrove } un consiglio nel quale, dal tono sibilante, sembra vi sia sottintesa più di una minaccia.
Ryner [Locanda - Tavolo] La mano sinistra, che regge cappello e mantello, appoggia le nocche sul fianco medesimo mentre lui si china in avanti, così da mettere la faccia grossomodo allo stesso livello. Occhi negli occhi, ma nei suoi al momento non sembra esserci ombra di tenerezza mentre le si rivolge a bassa voce. < Prego? > Domanda, assottigliando visibilmente lo sguardo che rimane fisso su quello della mezz'elfa. < Scusa Ain, credo di non aver capito. > Mormora, ruotando leggermente la testa versos inistra, rivolgendole dunque la guancia destra e portando l'indice destro ad indicarsi l'orecchio. < Potresti ripetere? Non ci sento più tanto bene... > Spiega visibilmente ironico < Hai detto "che bello vederti"? > Chiede, incalzandola, e guardandola di sbieco.
Ainley [Locanda - Tavolo] Il mezzo sorriso sfuma progressivamente mentre egli si china verso di lei e i suoi muscoli si tendono, la man dritta che scivola con un movimento discreto sino a sfiorare l'impugnatura della daga sul fianco medesimo mentre lo fissa. Ambo le sopracciglia si ravvicinano, assottigliandole lo sguardo in special modo quand'egli fa il finto tonto. Occhi negli occhi, la tensione che si respira nell'aria è tale che molte conversazioni si sono di nuovo smorzate nella sala principale. Poi lui in quel mormorio la chiama per nome e lei si ritrova a sbatter un paio di volte le palpebre, malcelando la propria sorpresa. Una manciata di secondi e quand'egli la incalza lei pone nuovamente ambo gli stivaletti sul pavimento, per sospingere la sedia indietro e quindi alzarsi in piedi. La sua espressione si è indurita maggiormente, corrucciata in viso nel sollevarsi fa un mezzo passo indietro e lo scruta come se solo questo potesse darle la risposta alla domanda che gli pone { .. chi diavolo .. sei ? } sibila, voce bassa e tesa mentre or anche l'altra mano va a impugnare la seconda daga, ambo gli arti che si stringono con fermezza sulle proprie armi.
Ryner [Locanda - Tavolo] Lo sguardo non scivola via dagli occhi di lei neanche quando lei mette mano alle armi e si alza. La sua unica risposta fisica è quella di raddrizzare nuovamente la schiena, tornando ad ergersi in posizione eretta. < Sei qui per lavoro... > Commenta, facendo un vago cenno col mento verso di lei. < Immagino per quello i capelli. > Scuote il capo un paio di volte. < Frega niente, mi devi spiegazioni. > Pensieri dei quali sembra ritenga opportuno lei sia messa al corrente. < Mettiti. A. Sedere. > Senzia con tono deciso che non ammette replica mentre indica con sguardo eloquente la sedia dalla quale si è appena alzata. < Hai un minuto per spiegarmi la tua sparizione in questo anno e mezzo. > La invita nuovamente a sedersi, inclinando il capo verso sinistra. < Dopodichè, se ancora vorrai, potremo andare fuori a discuterne come si deve. > Al che lo sguardo salta dalle armi di lei alla porta.
Ainley [Locanda - Tavolo] La confusione che le suscitano le parole dell'altro è tradita in parte dalla sua espressione, che tuttavia non si rischiara. Rimane sulla difensiva, tesa su quel viso dalla pelle pallida e le profonde occhiaie come in tutto il resto del corpo { .. ma che .. ? } si lascia sfuggire a fior di labbra, prima di drizzar un poco di più la schiena e sbuffare sprezzante dal piccolo naso { Non farò nulla di simile finché non mi dirai chi cazzo sei e perché mai ti dovrei qualcosa } non sorride ma alza un poco il tono di voce, portandolo ad un volume normale. Non molla la presa sulle proprie daghe e non c'è alcun segno di cedimento in lei, né di intimidazione. Casomai è lei stessa che tenta di intimidirlo con quello sguardo freddo e scostante.
Ryner [Locanda - Tavolo] Si umetta le labbra ed annuisce. < Molto spiritosa... O da prendere a schiaffi, non lo so. > Constata annuendo tra se e se. < Hai presente quello con cui ti sei frequentata per quasi due anni... Che ti ha anche chiesto di sposarlo... > Gesticola distrattamente con la mano destra a mezz'aria. < Magari ecco non distintamente, ma in linea generale di ricordi di una persona del genere, di nome Ryner... Ti ricorda nulla? Legione di frontiera... > Inspira profondamente < e non far finta di non conoscermi contando sul colore dei capelli, hai persino Ardet con te. > Fa un cenno verso la volpe appollaiata sulla sedia.
Ainley [Locanda - Tavolo] Non batte ciglio inizialmente, continuando a fissarlo con quell'aria accusatoria. Eppure, man mano che Ryner va avanti quell'espressione dura vien incrinata da una sfumatura più interrogativa e sorpresa al tempo stesso, accentuata da un sollevarsi di un sopracciglio chiaro. Questo finché all'udire quel nome sgrana gli occhi, le palpebre spalancate e le labbra che si schiudono leggermente { .. non può essere .. } mormora in un fil di voce che può cogliere solo lui { .. Ryner ? } ripete interrogativa { .. tu sei Ryner ? } gli domanda allora, del tutto spiazzata. Appare meno aggressiva, meno sulla difensiva ma le sue difese non decadono del tutto. E poi, proprio un attimo dopo quelle ultime parole, sussulta abbassando di scatto il capo corvino, la sua figura che sbanda un momento mentre ella tenta al tempo stesso di far un passo indietro e di stringersi la testa fra le mani. Quel movimento le fa urtare la sedia che fino a poco prima aveva utilizzato con la gamba, mandandola a ribaltarsi al suolo con conseguente tonfo secco.
Ryner [Locanda - Tavolo] La osserva con l'aria di chi non sa bene che fare o come reagire a quell'espressione da parte di lei. Annuisce però a quella domanda. < A-ah... Ora ti ricordi? Te ne sei andata dicendo "ti lascio le mie armi, torno a prenderle tra qualche giorno". > gesticola, come ad incitarla a rinfrescarsi la memoria. < Ho provato anche a mandarti il mio corvo ma niente... Il tutto casualmente poco dopo che ti ho chiesto di sposarmi. QUEL ryner... > Fa dondolare la testa a destra e a manca, osservando poi la sedia andare in terra. < Ora mi concedi due parole? > Domanda, indicandole il tavolo con la mano sinistra, evidentemente non notando la sofferenza o, più probabilmente, passandoci sopra con ambo i piedi.
Ainley [Locanda - Tavolo] Lui parla, la sua voce è qualcosa che la sua memoria ora riconosce, ma le sue parole non arrivano a sovrastare ciò che invece ora sta assalendo la mente della mezzosangue. Il viso adombrato da quelle ciocche nere come la pece, che le drappeggiano dinanzi come un tendaggio scuro, preme con ambo le mani sulle tempie mentre dalle labbra leggermente schiuse non fa altro che uscirle qualche suono strozzato. Una manciata di istanti ancora e le ginocchia le cedono ed un roco quanto flebile { .. basta, bas-..ta .. } riesce a prender forma nella sua voce, una supplica che tradisce nel proprio tremore una sofferenza considerevole. Gli occhi di lei, spalancati, sono fissi nel vuoto, finché una fitta più intensa del dolore che sta sopportando la fa boccheggiare, il fiato smorzato in gola. E poi, il silenzio, l'iridi di lei che di quel verde intenso si rivoltano indietro ed ogni muscolo perde improvvisamente ogni tensione. Perdendo i sensi, si riversa in avanti, del tutto impotente sulla forza di gravità che la fa riversare sul pavimento della locanda.
Ryner [locanda - Tavolo] Sbuffa rumorosamente dopo quella breve sfuriata contro di lei, tenendo la mano destra appoggiata sul fianco medesimo nel guardarla. < Basta cosa? > Domanda, apparentemente allibito, mentre lei gli chiede di fermarsi. < Ho diritto o no ad avere almeno qualche spiegazione? > Domanda allargando il braccio destro. Il che è una fortuna perchè, quando lei inizia a ciondolare, nonostante un breve istante di tentennamento, riesce ad allungare di scatto il braccio in avanti nel tentativo di arpionarla per un braccio e reggerla, almeno un poco. L'espressione sul viso si fa stupita e decisamente spaesata, mentre corruga la fronte e la osserva dall'alto, cercando di reggerla.
Ainley [Locanda - Tavolo] Non finisce con l'impattare al suolo e forse almeno un bernoccolo in quel senso se lo è risparmiato, ma non ha alcun segno di ripresa. All'uomo che l'ha sorretta praticamente d'istinto non possono sfuggire alcuni segni ora che ella è riversa in avanti, che sbucano dallo scollo di lei. Forse egli la ricorderà più leggera e senza ombra di dubbio ha i capelli molto più lunghi dell'ultima volta. Sono molteplici le differenze in lei, ma non è l'unica ad essere cambiata. Ardet, che fin'ora era rimasto in disparte, ora fa un passo avanti - uscendo dall'ombra proiettata dal tavolo - mentre dal fondo della gola scaturisce un roco ringhio indirizzato a Ryner.
Ryner [Locanda - Tavolo] Riesce a tenerla in maniera un pò grossolana forse, andando poi ad aiutarsi in maniera impacciata con il braccio sinistro pe rreggerla in piedi, anche se lei di fatto è molle come un sacco di patate. < Nhhh... > Mugugna, risistemandosela addosso. Sente il sommesso ringhiare di Ardet e osserva la bestia da sopra la spalla di Ainley. < Che fuoi fare, mh? Rovinarmi l'orlo dei calzoni? > Bofonchia, cercando di trascinarsi dietro ainley, chinandosi e tentando di issarsela sulla spalla. < Vieni, pulcioso. > Dice, a metà tra lo scherzo e lo scherno. < O resta qui, fai tu. > Forse è solo di pessimo umore, mentre si gira e cerca di avviarsi verso le scale. Senza dubbio lei è più leggera, e senza dubbio lui nel tempo è divenuto meno mollaccione rispetto a quando si eran conosciuti.