martedì 18 febbraio 2014

Il risveglio nell'incubo

Ryner [Locanda - Stanza] La stanza è situata al primo piano della locanda di Grimpen, e a prima vista è parecchio che abita lì. La roba non è già/ancora impacchettata in bisacce e zaini, e anzi occupa stabilmente un baule sito ai piedi del letto. In un angolo un manichino ospita l'equipaggiamento pesante comprato coi risparmi della legione. Lui è seduto alla scrivania, dando dunque le spalle al letto, ed è intento a mangiare. Svaccato sulla sedia ha dinanzi a se delle focaccine speziate e una caraffa di vino, insieme ad un bicchiere. Insomma, solo per lui, nonostante abbia un'ospite... ospite però addormentata, dopo lo svenimento di un paio d'ore prima. Ella giace sul letto, nel medesimo stato in cui è stata presa dal piano di sotto, eccezion fatta per le armi poggiate in terra accanto al bordo del letto.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Occupa l'unico letto della camera, ma non si può dire lo faccia con comodità. Se ne sta rannicchiata in posizione fetale, con ambo le braccia ancora avvinghiata al cuscino contro il quale si è raggomitolata in un momentaneo dormiveglia. La tensione dei muscoli sfumata ma non abbastanza da farle allentare del tutto la stretta delle mani sulla stoffa della federa. I lunghi capelli corvini nel suo rigirarsi in un sonno inquieto si sono allentati dal legame in cui eran costretti, riversandosi in ciocche setose accanto a lei, scivolando oltre l'orlo del letto sino al pavimento. Rivolta verso il muro, dona la schiena all'ambiente ma nel momento in cui inizia a riprendere coscenza non passa troppo inosservato. Ardet è il primo a muover le orecchie, accucciato nel suo angolino, lontano stranamente sia da Ryner - intento a mangiare - che da Ainley. Pochi secondi ancora e si alza sulle quattro zampe, avvicinandosi a quel letto proprio mentre la mezzosangue con un mugugno sommesso distende le gambe, prima la dritta e poi la mancina, ruotando per riversarsi sulla schiena.
Ryner [Locanda - Stanza] Mastica lentamente, senza fretta e apparentemente quasi senza fame, con lo sguardo fisso sul resto del piatto. Allunga la destra verso il bicchiere, beve un lungo sorso di vino e lo riappoggia lentamente sul tavolo. Sente il ticchettio degli unghioni di Ardet sul pavimento, ma non se ne cura. Un mugugno attira la sua attenzione, tant'è che per un istante si ferma. torna a masticare, e quando sente il fruscio delle lenzuola su cui lei si rivolta, finalmente deglutisce e ruota il capo, così da poterla inquadrare con la coda dell'occhio. < Alla buon'ora. Ben svegliata Ainley. > Mormora un istante prima di riportare gli occhi in avanti, sul bicchiere mezzo pieno. < Dormito bene? >
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Di schiena termina di ruotar il bacino puntellando le lenzuola con il tacco degli stivali, che l'umano le ha lasciato indosso, il ginocchio sinistro sollevato. Volgendo il viso verso il soffitto lì per lì prova a sbatter un paio di volte le palpebre, cercando di emergere da uno stato di confusione e dolore alle tempie traditi dalla smorfia che le delinea le labbra. Tale è il fastidio da portarsi ambo le mani alle tempie, le dita affusolate che si insinuano fra alcune ciocche di capelli, stringendole senza tirare troppo mentre ravvicina gli avambracci fra loro, come a formare uno scudo dinanzi al proprio volto. Le parole di Ryner non le coglie subito, ma respira dalle labbra dischiuse ad un ritmo irregolare nonostante si sia appena 'svegliata'. Si lascia invece sfuggire un roco e sommesso { .. dove .. ? } che non ha seguito, mentre deglutisce. E poi, ruotando leggermente il capo verso sinistra ed il centro della stanza, di colpo molla la presa sul proprio capo e tenta di sollevarsi a sedere. Movimento repentino destinato al fallimento perché ricade sulla schiena in preda a quello che potrebbe essere in tutto e per tutto un giramento di testa { .. cazz'.. } ringhia.
Ryner [Locanda - Stanza] < Grimpen > Risponde a quella domanda abbozzata mentre si riappropria del bicchiere che vuota in un paio di gollate. Si alza dunque in piedi, asciugandosi le labbra con il dorso della mano per poi girarsi ed inquadrarla al centro del campo visivo. < Puoi ben dirlo. > Replica a quel ringhio, intrecciando dinanzi al petto le braccia. Storce le labbra in una modesta smofia mentre la squadra da capo a piedi. < No, non hai sognato. > Aggiunge poco dopo, sollevando il mento e guardandola dall'alto in basso. Rimane dunque in silenzio, forse per darle il tempo di svegliarsi completamente, o forse di riprendersi, oppure ancora di rispondergli ai quesiti che le ha posto davanti alla locanda, difficile a dirsi.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] mentre l'umano ha tutto il tempo di bere, girarsi e parlarle, lei sbatte un paio di volte le palpebre, più velocemente di poc'anzi, mettendo finalmente a fuoco l'ambiente. La voce d'ei giungendole alle puntute le fa fremere appena ma la rigidità dei muscoli che la coglie le fa stringere con forza il lenzuolo sotto di sé con ambo le mani. Stringendo i denti tornerebbe a sollevarsi, di nuovo, seppur con una maggiore cautela - se così si può definire visto che la velocità con cui ritenta non si discosta di molto dalla precedente. Gettando ambo le gambe oltre il bordo del letto ora si ritroverebbe seduta, la schiena leggermente incurvata che in un secondo momento si raddrizza mentre lei stessa solleva lo sguardo - finalmente - su Ryner. Quelli sono occhi ancor contornati da occhiaie, ma non v'è traccia del distacco di poche ore prima. In quel verde smeraldo, nel momento in cui si puntano sull'uomo, si riversa una rabbia, una sofferenza che non hanno eguali { Sei vivo } un sussurro.
Ryner [Locanda - Stanza] < Lo ero l'ultima volta che ho controllato, si. > Conferma alla ragazza a quelle parole. Inspira profondamente, gonfiando il petto e sollevando ambo le sopracciglia < ...MA... > Esordisce un paio di istanti dopo. < ...per quanto riguarda te? > Chiede guardandola. < Voglio dire... Che hai fatto in questo... Anno e mezzo... Si, circa... > Si schiarisce la voce < da quando mi hai detto "aspettami qui, torno tra qualche giorno"? > Inclina la testa verso destra, prima di guardare il baule ai piedi del letto. < Lì trovi le armi che dovevo tenerti. Prendile. > Fa un cenno come a indicare ulteriormente il baule.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Mentre egli le risponde la sua espressione si fa più dura, lo sguardo più tagliente che non si discosta più dal viso altrui. Si alzerebbe in piedi in un unico movimento, i suoi capelli che si riadagiano a penderle dietro la schiena sino ad altezza delle ginocchia. Non distoglie le proprie iridi nemmeno quando egli allude alle sue armi, resta fissa su di lui mentre al contempo, ora che è in piedi, il lieve tremore che la percorre è evidente. Stringe i pugni e quel tremito si attenua appena, solo per venire espressa a parole { Io ? } domanda inizialmente con un sarcasmo tale da poter dar l'idea di sputarla quella parola { Io sono morta ! } l'irritazione le fa fare un passo avanti { Giorno dopo giorno una parte di me è morta e tu .. TU ! } il tono che fino a poco prima s'era mantenuto abbastanza basso si alza progressivamente, accusatorio e carico d'ira, sino a un volume che può tranquillamente passare le pareti { Tu, che dicevi di amarmi .. mi hai abbandonata a morire ! }
Ryner [Locanda - Stanza] < Io avrei cosa? > Domanda, con il viso travolto dallo stupore. Evidentemente spiazzato da quelle parole che senza dubbio non si aspttava, ci mette qualcosa più di un istante a risponderle. < Prima di tutto abbassa la voce... > Sibila. < In secondo luogo hai fatto tutto da sola, non venire a riversare colpe su di me. Ti ho chiesto di sposarmi, tu hai detto che non potevi... Il giorno dopo sei partita, dicendo che saresti tornata... E la volta successiva che ti vedo è passato un anno e mezzo, in una bettola nel culo del mondo... Che mi dai la colpa per lla tua stessa sparizione? > Si indica con la mano destra il petto. < Spero seriamente che tu non stia parlando sul serio perchè altrimenti vuol dire che stai delirando. >
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] { Io non abbasso proprio niente ! } gli risponde, mentre gli occhi di lei han un riverbero. Il cuoio dei suoi guanti scricchiola sotto la morsa delle mani di lei, che a quell'ultima affermazione da parte dell'uomo esclama un { Ah ! } che ha poco di ironico, nonostante il mezzo sorriso { Se così fosse, dovresti preoccuparti per te stesso .. cosa che già di per sé ti riesce benissimo ! } rimodera inevitabilmente un po' il proprio volume, ma il tono non cambia: accusatorio e tagliente dall'inizio alla fine { Non mi hai nemmeno cercata } un passo avanti e con la man destra si afferra i capelli, quella coda lenta, porgendola quasi verso di lui { La vedi questa ? Questa è la prova del tempo che ho trascorso in .. } s'interrompe, come se non riuscisse a proseguire, deglutendo mentre chiaramente le lacrime iniziano ad annebbiarle la vista { .. all'inferno }
Ryner [Locanda - Stanza] < E dove avrei dovuto cercarti, visto che non mi hai detto dove stavi andando? > Domanda con tono provocatorio < A parte ovviamente a Leah, dove sono stato due mesi dopo che sei sparita...? > Chiede, corrugando la fronte. < O qui a Grimpen, dove prima o poi passano tutti gli avventurieri? > Domanda, incalzandola. < TU > la indica con la mano destra < Mi hai scaricato, sei sparita senza dire una parola e ora cerchi di rigirare la cosa per darmi la colpa e negare che te ne sei voluta andare dopo che ti ho offerto l'anello. > Fa una breve pausa rifiatando prima di riprendere a parlarle con voce leggermente più bassa. < E se così non stanno le cose dimostralo. >
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Quell'esortazione a dimostrargli il contrario le tappa la bocca, serrando la linea della mascella e facendole ricacciar in gola qualunque cosa stava per urlargli contro. Tremando, farebbe un passo indietro mentre gli occhi le risplendono di molteplici emozioni - nessuna di esse positive. Le stesse che le annodano la lingua. Ma non se ne serve più lei, che invece con un gesto secco distoglierebbe lo sguardo mentre andrebbe a slacciarsi la cinta di quella casacca dall'ampio scollo asimmetrico. Il nervosismo di ogni suo gesto è tradito dalla difficoltà con cui sembra riuscire a slacciar il nodo, l'espressione corrucciata che non si rischiara nemmeno per un secondo, neanche quando riesce nel suo intento. La bianca stoffa si allenta quanto basta da permetterle di sollevar ambo le braccia, dandogli le spalle. Si sfilerebbe quella veste soltanto poi, da sopra la testa, esponendo la pelle chiarissima alla luce che rischiara la stanza. Non termina di sfilarselo tuttavia, dopo che ha fatto passare la stoffa sopra la testa riabbassa ambo gli arti, le maniche ancora indossate. Sotto lo sguardo altrui il busto le si gonfia ad ogni respiro, la pelle che si tende su una serie di brutte cicatrici che si dipanano dalle spalle sino a sotto l'orlo dei pantaloni. Ad occhio altrui sarà evidente non si tratta di ferite da taglio, ma di ben altra natura più o meno sbiadite da un tempo non molto lungo.
Ryner [Locanda - Stanza] Rimane in silenzio e la osserva muoversi. Non apre bocca, persino il viso non muta mentre lei scopre la pelle, mostrandogli la schiena. Sospira profondamente, ma quel fiato è l'unica cosa che esce dalle labbra dell'uomo per diversi lunghi istanti, mentre segue con le pupille le cicatrici sul corpo della mezz'elfa. < E poi? > Domanda. < Non mi hai scritto... Mi hai cercato? > Domanda. < Nessuno delle frecce mi ha fatto sapere nulla. > Aggiunge poco dopo. < Quanto tempo fa è successo? > Incalza, desideroso di risposta esattamente come un paio d'ore prima.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Con le orecchie tese captano quel suo sospiro e lei di rimando è scossa da un brivido. Serrando di scatto gli occhi verdi si rinfila la casacca, armeggiando subito coi lacci della cinta per chiudersela in vita. Ne ascolta le parole mentre si riveste e non vista serra le labbra fra loro, in una tensione che non sfuma anche se ora è di nuovo coperta. Ravviandosi i capelli sulle spalle impiega ancora una manciata di secondi prima di voltarsi e quando lo fa si muove senza troppa convinzione. Gli si profilerebbe, senza sollevar lo sguardo dal pavimento e sol ora lui potrebbe distinguere traccia di lacrime sulla gota destra di lei, la pelle del viso arrossata { .. poche settimane dopo il nostro ultimo incontro .. } l'unica risposta che gli dona è leggermente incrinata ma con un gesto che ancora tradisce parte della rabbia di poco prima si spazza il viso con una mano, scacciando quei solchi umidi per sollevar gli occhi lucidi su di lui, corrucciata in viso. Inspira a fondo prima di aprir di nuovo bocca { Dopo essere rimasta a Kern qualche giorno mi sono recata a Valle d'Ombra in vece del lavoro che svolgevo per Geitei .. e lì mi hanno fatta prigioniera }
Ryner [Locanda - Stanza] Annuisce lentamente alle parole della mezz'elfa, continuando a guardarla ma senza mutare l'espressione del viso, forse per non farle pesare il fatto che la guarda anche se lei sta fondamentalmente piangendo. < E da quant'è che sei di nuovo a piede libero? > Domanda, trascinandosi con lenti passi strascicati verso il letto. < E come mai ti hanno catturata? > Domanda. < Ora, non per dire che te l'avevo detto, però... Che con le frecce non sarebbe finita bene l'avevo pronosticato. > In fondo è sempre lui. Appoggia il ginocchio sinistro sul letto, sciogliendo l'intreccio delle mani mentre si siede di ato sul bordo del letto. < E dopo che hai fatto? >
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Stringendosi le braccia intorno al corpo lei torna a voltargli le spalle mentre lui, con passo lento si avvicina al letto. Scuote il capo in segno di diniego con una certa veemenza che le fa ondeggiare quelle ciocche in tutta la loro lunghezza { Mi hanno salvata loro } secca la risposta che gli dona in replica a quel suo dire, mentre la stretta delle mani sulle proprie maniche aumenta tendendo la stoffa chiara { Sai qual'è la cosa peggiore ? } se ne esce con quella domanda retorica, accompagnata da un leggero sorriso privo di allegria che gli mostra ruotando appena il capo { E' che credevo saresti venuto a tirarmi fuori .. ci credevo davvero } un'altra lacrima sgorga dalle ciglia, la prima di una serie che ella non riesce più a trattenere mentre si morde il labbro inferiore e distoglie nuovamente lo sguardo, i capelli che le adombrano ancora una volta parte del viso. La figura di lei è scossa da un nuovo tremito e dopo una manciata di secondi ancora, d'improvviso, ruota su sé stessa per avanzare ad ampie falcate verso la porta.
Ryner [Locanda - Stanza] ascolta la risposta secca di lei, incassando senza fiatare in alcun modo. < Cosa? > Chiede, sollevando all'unisono le sopracciglia e guardandola, incrociandone lo sguardo. < Difficile, non sapendo dov'eri. O anche solo che fossi prigioniera. Come ti ho detto, nessuna freccia mi ha detto alcunchè su quella che era la tua sorte. > Fa notare il collegamento basilare, inclinando il capo di lato. La vede incamminarsi verso la porta < Aspetta. > Mormora. Inspira a fondo, fa dunque un cenno con il capo verso il baule. < Le tue spade. > Le ricorda. < Vivo in questo posto stabilmente, ora... Offre più possibilità della frontiera. > Spiega, tagliando corto. < Se ti andrà di parlarne con più calma... > Aggiunge poco dopo, capendo bene lo scombussolamento dovuto alla discussione e al brusco risveglio. < Non dimenticare il pellicciotto. > Allude ovviamente alla volpe
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Raggiunta l'anta della porta fa in tempo a poggiar la mano sulla maniglia quando si blocca di scatto, proprio nel momento in cui lui le mormora di aspettare. Si volterebbe altrettanto velocemente verso di lui, fissandolo con due occhi penetranti pieni di accuse { E' la tua risposta per tutto vero ? } gli domanda, anche se di nuovo sembra uno di quei quesiti che più che voler una risposta già la sottintendono. Nonostante le lacrime il suo viso è una maschera di freddezza { Be', a quanto pare è questa la differenza fra noi: io avrei setacciato ogni angolo delle quattro terre per te } una rotazione del polso e tira con un movimento brusco l'anta verso di sé, facendola ruotare sui cardini. Non una parola di più mentre esce, rapida. Le bastano due passi e si tira l'uscio dietro, lasciando in quella stanza ogni cosa: volpe, armi.. cocci.
Ryner [Locanda - Stanza] < Ma cosa vai dicendo? > Domanda guardandola < Questo perchè io lascio detto dove vado... E se non altro non farei finta di non conoscerti quando ti rivedo... EHI! > Alza la voce, volgendo verso di lei il busto < Non provare ad andartene. > Cerca di seguirla con falcate ampie, rapide e quantomeno decise. Cerca quindi di intercettare la porta e di riaprirla così di affaccarsi al pianerottolo. < Torna dentro. > Le intima con tono severo, facendole cenno di rientrare e tenendole la porta aperta.

Ainley [Locanda - Scale] Fuori da quella stanza la mezzosangue si dirige con passo rapido verso le scale, le falcate ampie che non si accorciano nemmeno nel momento in cui la porta di quella camera torna a riaprirsi e le giunge alle puntute quell'intimidazione. Neanche si volta ma correrebbe invece giù verso il piano di sotto, senza badare ad Ardet che ora che la via è di nuovo aperta le corre dietro passando fra le gambe dell'umano. Arrivata al pianerottolo del pian terreno non le vuol più di un paio di secondi per raggiunger la porta principale e spalancarla, passando oltre ed uscendo dalla locanda, senza mantello, senza cintura d'arme, i capelli ormai sciolti a ricaderle dietro la schiena.
Ryner [Locanda - Stanza] Tiene la porta aperta ma la mezz'elfa non lo degna di una parola. Sbuffa rumorosamente mentre lei prende la via dele scale, e quando persino ardet gli sguscia via dalla stanza a quel modo, scrolla visibilmente le spalle. Si umetta le labbra, rimane a guardarle la schiena ancora per un istante con aria incerta, indi fa un passo indietro e sbatte rumorosamente la porta. Tornerà, probabilmente.
Ainley [Stalle Locanda] Una volta fuori l'aria fredda la colpisce in pieno viso, scompigliandole i capelli e arrossandole maggiormente le gote. Sbatte più volte le palpebre mentre con passo di marcia si avvia verso le stalle. Rigida, i pugni stretti, i muscoli tesi, raggiunge il riparo e vi rimarrà per una ventina di minuti buoni. Non v'è nessuno dentro, il garzone che si occupa dei cavalli degli avventori probabilmente è in cucina a mangiare un boccone. Ardet sempre appresso a lei la raggiunge, scomparendo a sua volta all'interno delle stalle.
Ryner [Locanda - Stanza] Chiusa la porta della stanza torna ad aggirare il letto, silenziosamente e senza imprecare come so solito. Torna ad occupare la propria sedia, accomodandocisi sopra, tornando dunque a dare le spalle alla porta. Lentamente poi andrebbe a riempirsi il bicchiere di vino, per poi riprendere nervosamente quel pasto altrettanto nervosamente interrotto poco prima. Nuovamente solo nella stanza, rimane lì, con espressione pensierosa, ancora per diversi minuti.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Dopo i fatidici venti minuti, la mercenaria eccola tornar all'esterno, il sole che ormai tramontato ha lasciato il posto ad un crepuscolo tetro che ben si accompagna alla sua figura mentre si riapprossima alla porta d'ingresso. Nessuna palla di pelo rossiccia tuttavia a seguirla, Ardet sembra aver preferito altro luogo per passar la notte, a differenza della mezzelfa che ha recuperato la sua sacca da viaggio. Reggendosela su una spalla torna dentro, immettendosi nella sala principale con uno sguardo che per lo più rimane basso, cupo anche nel sollevarsi per puntarsi sul bancone. Occhi arrossati, vitrei nella loro lucidità, affilati come le lame che ha lasciato in quella camera e non vi è incertezza in essi come essa non è presente nel suo modo di fare. Avvicinatasi al bancone interpella difatti il locandiere senza troppe cerimonie, scambiandoci qualche parola per alcuni minuti. Infine gli consegna un paio di monete d'oro in cambio di una piccola chiave di ferro, che ella prende in consegna stringendola nella mano sinistra guantata. Soltanto poi donerebbe le spalle all'ambiente, rivolta di nuovo verso le scale le quali raggiunge con sicurezza per poi salirne i gradini due alla volta, le falcate ampie e pesanti, gli stivali che rintoccano sul legno. Raggiunto il primo piano rallenta un poco, misurando il proprio incedere mentre si lascia scivolare la sacca dalla spalla destra, reggendola ora solo con il braccio medesimo. Mentre cammina sino alla porta della stanza lasciata in precedenza, allenta il laccio che chiude la borsa con la mano mezza-libera, lasciando ricadervi all'interno la chiave per poi iniziare a frugare a fondo. Soltanto una volta trovato ciò che cerca, estraendolo dalla sacca, se lo ficcherebbe sottobraccio per poter quindi poggiar la mano sulla maniglia e ruotarla, spalancando l'uscio e tornando a far il proprio ingresso, lo sguardo che non si alza subito in realtà ma che rimane mediamente basso, parte del viso adombrato dalla chioma scura di lei.
Ryner [Locanda - Stanza] E' ancora seduto davanti alla scrivania, esattamente come poco prima. L'unica differenza è che ora di vino nella caraffa non ce n'è, e nel bicchiere quasi neanche, giusto un ultimo dito sul fondo. La maniglia della stanza ruota e la porta si apre alle sue spalle. Gira la testa lentamente, con espressione stanca mentre inquadra con la coda dell'occhio la porta aperta, dunque ainley che torna a fare il proprio ingresso nella camera. < Alla buon'ora. > Ciancica con la voce impastata di chi ha la lingua che inizia a intorpidirsi per via dell'alcool. < Calmata un pochino? > Domanda. A dire il vero, poi, quello visibilmente alterato era lui.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Neanche richiude la porta dietro di sé, l'accosta appena e invece di voltarsi verso Ryner con un movimento fluido andrebbe a riprendere da sotto il proprio braccio quello che ora nelle sue mani è una sorta di taccuino rilegato in pelle rossastra, chiuso da un laccio di cuoio { Non parlarmi } secca gli risponde senza nemmeno sollevar lo sguardo ma lanciando quel quadernino verso il centro della stanza, non troppo distante dall'uomo. Soltanto poi osservando il punto ove esso va a ricadere, ecco che volgerebbe i suoi occhi di quel verde intenso di nuovo su Ryner { Visto che non sei morto non vedo perché dovrei tenermelo .. lì dentro troverai tutte le risposte che vuoi: era il mio diario } non un sorriso, mentre greve con un cenno del capo allude al quadernetto. Indi si risistema la borsa sulla spalla destra, il gomito piegato a fornire un contrappeso al proprio bagaglio da viaggio. Senza aggiunger altro andrebbe pertanto a cercar la propria cinta d'arme con lo sguardo prima, per poi avvicinarsi ad essa e tentar di raccoglierla.
Ryner [Locanda - Stanza] < Mpf. > Commenta a quella risposta secca. < Immagino di no. > Continua comunque a parlare, ruotando il busto ed appoggiando il gomito destro sullo schienale. < Le voglio da te le risposte. > Fa un vago cenno con il mento verso il diario. < Non da quello. > Conclude poco dopo, mentre la osserva risistemarsi e prepararsi ad uscire, probabilmente. < Sei di partenza? > Chiede poco dopo, nel risollevare gli occhi dalla cinta d'arme alla mezz'elfa, cercando di incrociarne lo sguardo.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] { Ma se sono appena arrivata .. } sbotta a bassa voce, risollevandosi in eretta postura con la cinta penzolante dalla mano sinistra. È con decisione tuttavia che, una volta dritta con la schiena, si volterebbe verso di lui, l'aria corrucciata che mette in risalto le profonde occhiaie che le segnano il viso { Senti, non ho tempo e sinceramente nemmeno voglia di ripercorrere gli ultimi mesi raccontandoti come me la sono cavata da quando sono stata liberata .. e comunque ora quel coso non lo voglio più, quindi sei libero di farne ciò che vuoi } solleverebbe addirittura un poco di più il mento, orgogliosa e fiera, come spesso lo era suo padre { Io ho preso una stanza e resterò qui per un po', nel caso tu ti decidessi a smettere di scappare puoi venire a bussare … fino ad allora ho delle cose da sbrigare } schietta, come spesso lo è stata in passato, prima di accennar di nuovo a voltarsi, dandogli le spalle.
Ryner [Locanda - Stanza] < Mhn. Immagino tu abbia cose più importanti da fare. > A metà tra il serio e il sarcastico le rivolge queste parole annuendo con un profondo segno di assenso. < Sta bene... Buon proseguimento. > Si congeda da lei, tenendo gli occhi su di lei e senza staccarveli neanche per guardare il diario che lei ha smollato al centro della stanza. < E' stato bello vederti, comunque. > Sono le ultime parole che le rivolge, prima di voltarsi e riappropriarsi del bicchiere, che porta alle labbra per poi indugiare qualche istante, prima di vuotarselo in gola.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Mentre con passo misurato torna a dirigersi verso la porta le giungono le parole sarcastiche d'ei, parole alle quali ella risponde senza smettere di muoversi { Puoi continuare a immaginare, oppure puoi affrontare la realtà .. la scelta è solo tua } non si volta nemmeno nel dirgli quelle parole, il tono basso che, suo malgrado, è traditore di una spossatezza emotiva altrimenti impercettibile. Raggiunto l'uscio lo farebbe ruotar di poco sui cardini, quel che le basta a passar oltre, per poi richiuderselo alle spalle. Non lo sbatte, lo accompagna anzi, chiudendolo dolcemente dietro di sé e lasciando Ryner solo in quella stanza in affitto.

domenica 16 febbraio 2014

Un incontro dal passato

Ainley [Ingresso Locanda Grimpen] Un tempo da lupi quello che imperversa all'esterno di quella locanda, la neve che coi suoi candidi fiocchi si riversa dalle spesse nubi che si estendono in un'unica coltre su tutto il cielo della città degli uomini. La porta s'apre per l'ennesima volta della giornata per lasciar entrare non soltanto una folata d'aria gelida, ma anche una figura avvolta in un mantello di un nero lucido. Ai piedi di essa, passandole accanto mentre ella entra, sgattaiola al riparo quella che è una volpe rossa di tutto rispetto, con la pelliccia incrostata di neve ed una bandana al collo, nera. L'anta ben presto si richiude a confinare il gelo di quella giornata invernale fuori dalla sala principale, ghermita di persone che a quanto pare hanno tutte un intento comune: scaldarsi e rifocillarsi. Il camino acceso contribuisce a riscaldare la temperatura dell'ambiente ed è verso di esso che quella che par una donna sotto quell'ampio mantello si avvicina, il cappuccio sollevato ad adombrarle in parte i lineamenti del viso. Ogni passo rintocca sul pavimento, gli stivali neri che battono senza timore il legno con i tacchi, un suono che non sembra disturbare più di tanto le conversazioni degli astanti né il menestrello che sta ravvivando l'ambiente con una delle sue melodie. Tutti dettagli a cui ella non fa caso, giacché prescelto il proprio tavolo vi si avvicina solo per scostar una sedia e farlo suo con quel gesto. Ardet, la volpe, fa altrettanto balzando senza problemi su un'altra sedia dello stesso. La donna invece, prima di prender posto, solleva ambo le mani - protette da un paio di guanti senza dita - per slacciarsi il mantello e lasciar che esso si schiuda, scivolandole dalle spalle per venir poi riposto sullo schienale in legno. Questa volta il volume del chiacchericcio ha un calo, mentre molte teste si fissano nella sua direzione, gli occhi puntati sulla lunga chioma corvina raccolta in una coda alta, sulla casacca bianca - una veste dalle ampie maniche, lo scollo asimmetrico e gli orli di un azzurro chiaro - e sulle armi, due daghe di medesima lunghezza e rifinitura riposte in cinta d'arme, all'interno dei rispettivi foderi incrociati fra loro. A calzarle le gambe porta un paio di pantaloni pesanti, neri e attillati.
Ryner [Locanda Grimpen] Dà le spalle al fuoco, accanto ad esso, così che il mantello poggiato sullo schienale della sedia si asciughi in fretta. Fondamentalmente svaccato, in bilico sulle gambe posteriori della suddetta sedia e con il piede destro come "assicurazione" contro la gamba del tavolo, ha da un pò trascinato sino a lì la sua sedia. Sembra stia dormendo, e non sarebbe del tutto errato supporlo vista la tesa del cappello calata sulla fronte. Sonnecchia pacioso, godendosi il calore del fuoco. Indossa un giustacuore di cuoio da sotto il quale spuntano le maniche di una camicia color panna. Intorno alla vita, a sorreggergli sia i calzoni marroni che il coltellaccio -situato sul fianco sinistro- un alto e spesso cinturone di cuoio scuro. Ai piedi porta, infine, un paio di alti stivali impiastricciati di fango. Tenendo le braccia conserte, allacciate dinanzi al petto, scruta in qul dormiveglia la sala. Un improvviso calo del rumore è ciò che causa un lieve dischiudersi delle palpebre. Solleva stancamente il mento di qualche centimtro così da tirar su anche la tesa del cappello e poter sondare la sala con lo sguardo. Segue gli sguardi di altri avventori sino alla sagoma di Ainley e qui si ferma. Si schioda da essa solamente un istante dopo, quando si sposta sulla volpe saltata sulla sedia accanto a lei, intorno a quel tavolo non lontano dal suo. il piede destro scivola giù dalla gamba del tavolo e la sedia precipita nuovamente in avanti, mentre le braccia vanno a poggiare i gomiti sul tavolo. la mano sinistra si solleva a risistemare il cappello, per poi sfilarlo ed appoggiarlo dinanzi a se sul tavolo. è qui che gli occhi si risollevano nuovamente verso la mezz'elfa, e che il viso -che palesa un'espressione di incredulità mista a irritazione montante- si può finalmente vedere per intero. Curato, sbarbato, coi capelli neri e corti, i lineamenti decisi e tirati in una smorfia che vira sempre più verso l'iroso.
Ainley [Locanda - Tavolo] Il tempo per lei di sollevar quegli occhi di un verde smeraldo sull'ambiente, in un'ampia occhiata, che subito la sala torna a ravvivarsi, permettendole di volger il proprio sguardo sul garzone che si sta approssimandole. Il ragazzo appare abbastanza ansioso ma alla sua domanda sull'ordine lei non sembra porre tempo in mezzo { Una tisana bollente e qualche salsiccia } il tono è distaccato, basso, così come son vacue l'iridi di lei nel fissar il volto dell'aiutante del locandiere. Non ne seguirebbe l'allontanarsi con lo sguardo, invece poggiandosi allo schienale della propria sedia con la dritta si scosterebbe la coda per posarsela dinanzi la spalla destra, per evitare che l'estremità continui a sfiorare il pavimento. Espira, un sospiro discreto emesso dal piccolo naso e che a malapena le gonfia il petto. Apparentemente sembra giocherellare con quelle ciocche fin troppo lunghe forse, ma la sua reale attenzione è rivolta altrove, le orecchie a punta che spiccano fra i di lei capelli.
Ryner [locanda - Tavolo] Si umetta leggermente le labbra mentre prende fiato. Si immobilizza per una frazione di secondo, poi sbuffa prepotentemente dalle narici mentre si dà la spinta necessaria per alzarsi in piedi, scostando così all'indietro la sedia su cui si era seduto. Scrolla le spalle un paio di volte, afferra nuovamente il cappello con la mano sinistra e se lo tiene al fianco, e sull'avambraccio medesio mette il mantello che recupera dallo schienale, per poi incamminarsi con lenti passi verso il tavolo adiacente, dove sta seduta Ainley. Disinvolto, sebbene gli occhi siano rivolti verso di lei, mentre cerca di giungere allo schienale della ragazza. La mano destra cercherebbe di allungarsi verso questo ed afferrarlo e, qualora ci riuscisse, cercherebbe di strattonarlo di lato con forza, nel tentativo di far girare la sedia della mezz'elfa. < Permetti una parola? > Domanda in contemporanea allo sforzo di spostare la sedia, cosa che fa risultare quelle parole come un grugnito, o comunque meno amichevoli di ciò che erano destinate ad essere.
Ainley [Locanda - Tavolo] Ardet appare un po' inquieto, tant'è che scende dalla sua seggiola per passar sotto il tavolo e sedere accanto alla mezzelfa, proprio mentre Ryner s'alza in piedi abbandonando il suo posto. Quel movimento lì per lì sembra esser ignorato dalla ragazza, le cui orecchie tuttavia hanno un fremito. Sarà soltanto quand'egli è abbastanza vicino da render palese il suo obiettivo che ella reagirebbe, andando a sollevar il capo per puntar uno sguardo penetrante dritto in volto all'umano, diretta e rapida, senza alcuna incertezza. Non gli lascerebbe così modo di strattonarle la sedia, giacché è lei stessa a ruotar appena il busto in sua direzione, poggiando un gomito sul bordo del tavolo. Nel fissarlo con assoluta indifferenza, non sembra esservi alcun tentennamento in lei, alcuna reazione al fatto di ritrovarselo davanti. Quand'egli le pone quella richiesta quasi ringhiata, l'angolo destro delle di lei labbra si solleverebbe verso l'alto in un mezzo sorriso che ha un ché di strafottente { Se cerchi rogne, ti consiglio di andare altrove } un consiglio nel quale, dal tono sibilante, sembra vi sia sottintesa più di una minaccia.
Ryner [Locanda - Tavolo] La mano sinistra, che regge cappello e mantello, appoggia le nocche sul fianco medesimo mentre lui si china in avanti, così da mettere la faccia grossomodo allo stesso livello. Occhi negli occhi, ma nei suoi al momento non sembra esserci ombra di tenerezza mentre le si rivolge a bassa voce. < Prego? > Domanda, assottigliando visibilmente lo sguardo che rimane fisso su quello della mezz'elfa. < Scusa Ain, credo di non aver capito. > Mormora, ruotando leggermente la testa versos inistra, rivolgendole dunque la guancia destra e portando l'indice destro ad indicarsi l'orecchio. < Potresti ripetere? Non ci sento più tanto bene... > Spiega visibilmente ironico < Hai detto "che bello vederti"? > Chiede, incalzandola, e guardandola di sbieco.
Ainley [Locanda - Tavolo] Il mezzo sorriso sfuma progressivamente mentre egli si china verso di lei e i suoi muscoli si tendono, la man dritta che scivola con un movimento discreto sino a sfiorare l'impugnatura della daga sul fianco medesimo mentre lo fissa. Ambo le sopracciglia si ravvicinano, assottigliandole lo sguardo in special modo quand'egli fa il finto tonto. Occhi negli occhi, la tensione che si respira nell'aria è tale che molte conversazioni si sono di nuovo smorzate nella sala principale. Poi lui in quel mormorio la chiama per nome e lei si ritrova a sbatter un paio di volte le palpebre, malcelando la propria sorpresa. Una manciata di secondi e quand'egli la incalza lei pone nuovamente ambo gli stivaletti sul pavimento, per sospingere la sedia indietro e quindi alzarsi in piedi. La sua espressione si è indurita maggiormente, corrucciata in viso nel sollevarsi fa un mezzo passo indietro e lo scruta come se solo questo potesse darle la risposta alla domanda che gli pone { .. chi diavolo .. sei ? } sibila, voce bassa e tesa mentre or anche l'altra mano va a impugnare la seconda daga, ambo gli arti che si stringono con fermezza sulle proprie armi.
Ryner [Locanda - Tavolo] Lo sguardo non scivola via dagli occhi di lei neanche quando lei mette mano alle armi e si alza. La sua unica risposta fisica è quella di raddrizzare nuovamente la schiena, tornando ad ergersi in posizione eretta. < Sei qui per lavoro... > Commenta, facendo un vago cenno col mento verso di lei. < Immagino per quello i capelli. > Scuote il capo un paio di volte. < Frega niente, mi devi spiegazioni. > Pensieri dei quali sembra ritenga opportuno lei sia messa al corrente. < Mettiti. A. Sedere. > Senzia con tono deciso che non ammette replica mentre indica con sguardo eloquente la sedia dalla quale si è appena alzata. < Hai un minuto per spiegarmi la tua sparizione in questo anno e mezzo. > La invita nuovamente a sedersi, inclinando il capo verso sinistra. < Dopodichè, se ancora vorrai, potremo andare fuori a discuterne come si deve. > Al che lo sguardo salta dalle armi di lei alla porta.
Ainley [Locanda - Tavolo] La confusione che le suscitano le parole dell'altro è tradita in parte dalla sua espressione, che tuttavia non si rischiara. Rimane sulla difensiva, tesa su quel viso dalla pelle pallida e le profonde occhiaie come in tutto il resto del corpo { .. ma che .. ? } si lascia sfuggire a fior di labbra, prima di drizzar un poco di più la schiena e sbuffare sprezzante dal piccolo naso { Non farò nulla di simile finché non mi dirai chi cazzo sei e perché mai ti dovrei qualcosa } non sorride ma alza un poco il tono di voce, portandolo ad un volume normale. Non molla la presa sulle proprie daghe e non c'è alcun segno di cedimento in lei, né di intimidazione. Casomai è lei stessa che tenta di intimidirlo con quello sguardo freddo e scostante.
Ryner [Locanda - Tavolo] Si umetta le labbra ed annuisce. < Molto spiritosa... O da prendere a schiaffi, non lo so. > Constata annuendo tra se e se. < Hai presente quello con cui ti sei frequentata per quasi due anni... Che ti ha anche chiesto di sposarlo... > Gesticola distrattamente con la mano destra a mezz'aria. < Magari ecco non distintamente, ma in linea generale di ricordi di una persona del genere, di nome Ryner... Ti ricorda nulla? Legione di frontiera... > Inspira profondamente < e non far finta di non conoscermi contando sul colore dei capelli, hai persino Ardet con te. > Fa un cenno verso la volpe appollaiata sulla sedia.
Ainley [Locanda - Tavolo] Non batte ciglio inizialmente, continuando a fissarlo con quell'aria accusatoria. Eppure, man mano che Ryner va avanti quell'espressione dura vien incrinata da una sfumatura più interrogativa e sorpresa al tempo stesso, accentuata da un sollevarsi di un sopracciglio chiaro. Questo finché all'udire quel nome sgrana gli occhi, le palpebre spalancate e le labbra che si schiudono leggermente { .. non può essere .. } mormora in un fil di voce che può cogliere solo lui { .. Ryner ? } ripete interrogativa { .. tu sei Ryner ? } gli domanda allora, del tutto spiazzata. Appare meno aggressiva, meno sulla difensiva ma le sue difese non decadono del tutto. E poi, proprio un attimo dopo quelle ultime parole, sussulta abbassando di scatto il capo corvino, la sua figura che sbanda un momento mentre ella tenta al tempo stesso di far un passo indietro e di stringersi la testa fra le mani. Quel movimento le fa urtare la sedia che fino a poco prima aveva utilizzato con la gamba, mandandola a ribaltarsi al suolo con conseguente tonfo secco.
Ryner [Locanda - Tavolo] La osserva con l'aria di chi non sa bene che fare o come reagire a quell'espressione da parte di lei. Annuisce però a quella domanda. < A-ah... Ora ti ricordi? Te ne sei andata dicendo "ti lascio le mie armi, torno a prenderle tra qualche giorno". > gesticola, come ad incitarla a rinfrescarsi la memoria. < Ho provato anche a mandarti il mio corvo ma niente... Il tutto casualmente poco dopo che ti ho chiesto di sposarmi. QUEL ryner... > Fa dondolare la testa a destra e a manca, osservando poi la sedia andare in terra. < Ora mi concedi due parole? > Domanda, indicandole il tavolo con la mano sinistra, evidentemente non notando la sofferenza o, più probabilmente, passandoci sopra con ambo i piedi.
Ainley [Locanda - Tavolo] Lui parla, la sua voce è qualcosa che la sua memoria ora riconosce, ma le sue parole non arrivano a sovrastare ciò che invece ora sta assalendo la mente della mezzosangue. Il viso adombrato da quelle ciocche nere come la pece, che le drappeggiano dinanzi come un tendaggio scuro, preme con ambo le mani sulle tempie mentre dalle labbra leggermente schiuse non fa altro che uscirle qualche suono strozzato. Una manciata di istanti ancora e le ginocchia le cedono ed un roco quanto flebile { .. basta, bas-..ta .. } riesce a prender forma nella sua voce, una supplica che tradisce nel proprio tremore una sofferenza considerevole. Gli occhi di lei, spalancati, sono fissi nel vuoto, finché una fitta più intensa del dolore che sta sopportando la fa boccheggiare, il fiato smorzato in gola. E poi, il silenzio, l'iridi di lei che di quel verde intenso si rivoltano indietro ed ogni muscolo perde improvvisamente ogni tensione. Perdendo i sensi, si riversa in avanti, del tutto impotente sulla forza di gravità che la fa riversare sul pavimento della locanda.
Ryner [locanda - Tavolo] Sbuffa rumorosamente dopo quella breve sfuriata contro di lei, tenendo la mano destra appoggiata sul fianco medesimo nel guardarla. < Basta cosa? > Domanda, apparentemente allibito, mentre lei gli chiede di fermarsi. < Ho diritto o no ad avere almeno qualche spiegazione? > Domanda allargando il braccio destro. Il che è una fortuna perchè, quando lei inizia a ciondolare, nonostante un breve istante di tentennamento, riesce ad allungare di scatto il braccio in avanti nel tentativo di arpionarla per un braccio e reggerla, almeno un poco. L'espressione sul viso si fa stupita e decisamente spaesata, mentre corruga la fronte e la osserva dall'alto, cercando di reggerla.
Ainley [Locanda - Tavolo] Non finisce con l'impattare al suolo e forse almeno un bernoccolo in quel senso se lo è risparmiato, ma non ha alcun segno di ripresa. All'uomo che l'ha sorretta praticamente d'istinto non possono sfuggire alcuni segni ora che ella è riversa in avanti, che sbucano dallo scollo di lei. Forse egli la ricorderà più leggera e senza ombra di dubbio ha i capelli molto più lunghi dell'ultima volta. Sono molteplici le differenze in lei, ma non è l'unica ad essere cambiata. Ardet, che fin'ora era rimasto in disparte, ora fa un passo avanti - uscendo dall'ombra proiettata dal tavolo - mentre dal fondo della gola scaturisce un roco ringhio indirizzato a Ryner.
Ryner [Locanda - Tavolo] Riesce a tenerla in maniera un pò grossolana forse, andando poi ad aiutarsi in maniera impacciata con il braccio sinistro pe rreggerla in piedi, anche se lei di fatto è molle come un sacco di patate. < Nhhh... > Mugugna, risistemandosela addosso. Sente il sommesso ringhiare di Ardet e osserva la bestia da sopra la spalla di Ainley. < Che fuoi fare, mh? Rovinarmi l'orlo dei calzoni? > Bofonchia, cercando di trascinarsi dietro ainley, chinandosi e tentando di issarsela sulla spalla. < Vieni, pulcioso. > Dice, a metà tra lo scherzo e lo scherno. < O resta qui, fai tu. > Forse è solo di pessimo umore, mentre si gira e cerca di avviarsi verso le scale. Senza dubbio lei è più leggera, e senza dubbio lui nel tempo è divenuto meno mollaccione rispetto a quando si eran conosciuti.

mercoledì 12 febbraio 2014

Diario - a Ryner - ventiduesima pagina

.:[ 9° giorno - 2° mese - 14° anno ]:.


Esaminando le carte mi son resa conto ancora una volta che il mondo là fuori è davvero più grande di quanto potessi immaginare in quella cella.
Non sono ancora ripartita, ho deciso di fermarmi qui per altri due giorni. Non mi sto annoiando, ho fatto una capatina a Leah nel frattempo, senza passare dal Castello delle Frecce. Non credo che qualcuno là senta la mia mancanza, ma anche se fosse non ho ancora raggiunto il mio scopo.
Ho girato un po' per questi boschi, per assicurarmi non fosse territorio di qualche cacciatore: non voglio che Ardet rischi di nuovo di essere ferito, o peggio. Per ora non ho trovato nulla ma, per sicurezza, lo faccio gironzolare insieme a me durante le giornate di sole.
Nessuna novità a parte alcune voci su una città degli uomini, verso ovest... voci non troppo rassicuranti. Eppure sembra che sia un ottimo posto per cercare informazioni o persone di una certa tempra, soprattutto persone che non desiderano farsi trovare. Si chiama Grimpen Ward.
Appena il tempo ce lo permetterà partiremo, attraversando le terre del Callahorn.
Non so per quanto tempo mi tratterrò laggiù, ma sospetto non si risolverà in un paio di giorni.
Raccoglierò altre informazioni riguardo la città lungo il cammino, per essere pronta a ciò che troverò laggiù.


martedì 11 febbraio 2014

Diario - a Ryner - ventunesima pagina

.:[ 1° giorno - 2° mese - 14° anno ]:.


Caro Ryner,
sono giunta al Lago questo pomeriggio. Solo una volta aperta la porta di casa mi son resa conto di aver sperato, in fondo al cuore, di ritrovare mio padre qui, magari seduto a fumare in salotto con quella sua espressione un po' distante.
I sogni su di lui si sono susseguiti abbastanza spesso da darmi tregua dai miei soliti incubi... ma non so se davvero sarebbe corretto chiamarla così. E sebbene prima al mio risveglio fossi consapevole di una realtà diversa, ora non è più così. Quando apro gli occhi ciò che vedo continua ad essere una realtà in cui lui non è con me, proprio come nel sonno.
Credo di essermi attaccata sin troppo a lui... una vocina dentro di me sta iniziando a sussurrare "..non sei mai stata altro che sola e lo sarai sempre.."
Sì, una vocina del tutto sgradevole, che tento di ignorare come posso. Non ho alcuna intenzione di mollare. Sto scrivendo nel suo studio, in questa casa sin troppo grande per me sola. Per fortuna c'è Ardet che gironzola: deve ancora prender confidenza con l'ambiente. Per ora sembra che abbia definito come il suo angolo per dormire la mia stanza.
Sto cercando di tenerla in ordine, nonostante le mie ricerche... forse mi sto solo illudendo, ma non riesco a fare altrimenti.
Questo posto in fondo è come me: una promessa per il futuro stroncata sul nascere.
Il vuoto che mi porto dentro è riflesso in ogni oggetto, in ogni arredo, in ogni stanza di questa casa.
Mi sarei aspettata di più dalla mia libertà.


domenica 9 febbraio 2014

Diario - a Ryner - ventesima pagina

.:[ 27° giorno - 1° mese - 14° anno ]:.


Sono trascorse meno di dodici ore da quando il fuoco si è spento.
Ho passato la notte a guardarla bruciare, quella torre in cui mi hanno tenuta prigioniera per mesi e mesi. 
Sono incappata quasi per sbaglio in quella radura ma non ho potuto non riconoscere quella costruzione, appena mi sono avvicinata abbastanza da poter cogliere i vari indizi sparsi in giro.
La fredda pietra grigia si stagliava sin troppo austera verso il cielo e in un attimo è stato come se non fosse cambiato niente. Il cuore, il mio cuore mi si era bloccato in gola.
Ardet stesso si è rifiutato, come Runya, di avvicinarsi troppo.
Quei ricordi, i primi ricordi che ho della mia vita, sono tornati a tormentarmi ad occhi aperti e il suono della voce del mio aguzzino mi ha riempito le orecchie nonostante il luogo fosse deserto, disabitato.
Per me è stato troppo.
In meno di due ore mi sono procurata dei barilotti di pece ed ho regalato alle fiamme l'oggetto dei miei incubi più tetri. La sala delle torture, le prigioni, gli alloggi.. tutto.
Ormai è solo cenere in mezzo ad un cumulo di macerie: un pezzo del mio passato che vorrei dimenticare altrettanto facilmente. Magari fosse così semplice.
Non sono riuscita a dormire. Sono rimasta a fissare il fuoco dalla sommità della collina vicina, finché il ruggito delle fiamme non si è ridotto a un fioco sussurro. Poi me ne sono andata.
Non so ancora da che parte dirigerò ora i miei passi, non ho avuto modo di ragionarci con lucidità, ma farò il punto della situazione al Lago Arcobaleno. Ho bisogno di consultare una mappa e dovrebbero essercene nello studio di mio padre.


Diario - a Ryner - diciannovesima pagina

.:[ 24° giorno - 1° mese - 14° anno ]:.


Qui a Valle d'Ombra non ho ottenuto nulla.
L'ho percorsa da cima a fondo ma l'uomo di cui mi aveva parlato il capitano della nave volante altri non era che un reietto di Arishaig, un disertore che ha scelto la strada del brigantaggio.
L'ho incontrato sulla via del ritorno, lui ed un paio di suoi seguaci. Probabilmente malviventi che ha arruolato per strada. Se ci ripenso mi torna il voltastomaco.
Non daranno più noie alle genti di queste terre comunque: sono ormai niente più che concime.
Ci ho guadagnato un paio di lividi, ma niente di più serio e devo di nuovo ringraziare la mia buona stella. Un inconveniente è capitato ad Ardet: si è ferito incappando in una trappola di qualche cacciatore ed ora zoppica sulla zampa destra. Per farlo riposare lo faccio portare da Runya e gli devo lavare le bende due volte al giorno. Per lo meno queste terre non sono sprovviste di torrentelli e corsi d'acqua fresca. Una signora di un piccolo villaggio mi ha dato un impacco secco da applicare sulle ferite, sia degli umani ché degli animali.
Le persone che ho incontrato sin'ora a parte lei non si son dimostrate troppo ben disposte verso di me. Credo mi temano.. ma come posso dargli torto? Eppure ciò che appaio è esattamente ciò che sono. E tu lo sai meglio di me.

Diario - a Ryner - diciottesima pagina

.:[ 21° giorno - 1° mese - 14° anno ]:.


Caro Ryner,
tornata ad Arborlon ho preso la prima nave volante ed ora sto tornando a sud. Sto scrivendo proprio in volo.
E' costata un poco ma di soldi ne ho ancora abbastanza da poter risparmiare un po' di fatiche a me ed ai miei compagni di viaggio. Ne avevamo bisogno. Inoltre la via del cielo è di gran lunga più rapida e non posso perdere altro tempo prezioso.
Finalmente ho una pista, sebbene non possa dire che sia attendibile.
Me ne ha parlato il capitano di questa nave e ora mi sto dirigendo presso Valle d'Ombra, ove sembra che sia stato visto un uomo in nero non più di due settimane fa. La descrizione sembrava attendibile e ho ritenuto opportuno andare a vedere. Spero che questa sia la volta buona.

Diario - a Ryner - diciassettesima pagina

.:[ 19° giorno - 1° mese - 14° anno ]:.


Caro Ryner,
sono giunta ai confini delle Terre dell'Ovest e sono stata costretta a fermarmi qui. Davanti a me si staglia un'impressionante distesa d'acqua salata: il mare aperto.
Ho avuto un altro attacco..
E' stato molto forte, tanto da farmi perdere i sensi per qualche minuto.
Quando mi sono ripresa Ardet stava strattonandomi la camicia cercando di svegliarmi.
E' diventato molto più protettivo di questi tempi, sin da quando abbiamo iniziato questo viaggio. Anche l'affinità con Runya è aumentata. Mi vien il dubbio che io sia più portata ad aver a che fare con gli animali, piuttosto che con le persone.
Il loro affetto mi è di conforto di questi tempi più di quanto mi sarei aspettata.
Riesco a dormire qualche ora a notte soltanto grazie alla loro vicinanza.
Mi prendo cura di loro meglio che posso, nonostante la mia smania di proseguire, di andare avanti giorno dopo giorno.. è come se non potessi fermarmi, come se Talesin fosse solo a un altro giorno di cammino da me. Non posso perdere anche loro, non posso permettermelo. Sono tutto ciò che mi resta.

Diario - a Ryner - sedicesima pagina

.:[ 16° giorno - 1° mese - 14° anno ]:.


Sono nelle terre degli elfi.
Che originalità per cercare un elfo.
Mi sembra quasi scontato il mio fallimento qui.
Sto ripercorrendo l'ultimo viaggio fatto insieme, i luoghi dove ci siamo soffermati.. sto chiedendo di lui nelle locande lungo il cammino ma ancora una volta risulta più facile trovare un ago in un pagliaio. Le quattro terre sono fin troppo grandi... mi sto chiedendo se non sia proprio Talesin a non voler farsi trovare.
Certo, nemmeno nel mio caso è stato semplice aver mie notizie...
Andrò avanti, continuerò a viaggiare di terra in terra, di paese in paese.
Non mi importa di nient'altro.
Ritroverò l'unico affetto che ho al mondo.
Proseguirò verso ovest, poi ripiegherò verso le Terre del Sud.
Veglia su di me, Ryner.

Diario - a Ryner - quindicesima pagina

.:[ 8° giorno - 1° mese - 14° anno ]:.


A Tyrsis i risultati della mia ricerca non han dato frutti.. non è una città promettente per chi cerca informazioni di qualche genere, a quanto sembra. 
Domani mattina lascerò questo luogo per dirigermi a est: chissà che là io non abbia più fortuna.
A ripensarci tutto questo è molto strano. Le persone sembrano scomparire di continuo per queste terre... persone come Raisha stessa - che aveva assicurato sarebbe rimasta in contatto - non lasciano più traccia di sé. Temo per la vita di mio padre giorno dopo giorno... mi chiedo se sia ancora vivo più spesso di quanto vorrei.
Ma non ho intenzione di arrendermi.
Io devo sapere.

Diario - a Ryner - quattordicesima pagina

.:[ 3° giorno - 1° mese - 14° anno ]:.


Non ho trovato nulla di lui al lago, così come al castello non ha lasciato nulla: né un messaggio, né un saluto.
Se mi soffermo troppo a riflettere mi sembra di impazzire... sono diversi giorni ormai che ho abbandonato quei luoghi e ho intrapreso il mio viaggio. Che ironia: non era certo questo il viaggio a cui avevo pensato tempo fa.
Sono convinta che non possa essere scomparso nel nulla.. che se saprò ascoltare attentamente allora potrei scoprirne le tracce. Non ho più niente a trattenermi a Leah, non ho nulla a impedirmi di andare ed è meglio così. Se avessi avuto dei legami solidi con chi è rimasto, avrei continuato ad aspettare invano. Invece devo muovermi, devo essere attiva e andare avanti per la mia strada. Il ché vuol dire che farò tutto ciò che mi è possibile per seguire la sua.
E' l'unico membro della mia famiglia... lo ritroverò. Devo farlo.
Non potrei far altrimenti: non posso permettermi di lasciarmi andare allo sconforto.
Delle macchine di Antrax si è persa ogni traccia da tempo ormai e la via è libera.
Ho raccolto le mie cose e le ho trasferite tutte al Lago Arcobaleno. Preferisco fermarmi lì senza esser costretta a far ritorno al Castello delle Frecce Nere.
Ero venuta a conoscenza di un gruzzoletto che avevo messo da parte prima di perder la memoria ed ora farà esattamente al caso mio... chissà a che scopo volevo destinarlo... credo fosse qualcosa di importante... ora sarà speso per uno scopo altrettanto importante: la mia ricerca.
Non so bene da dove cominciare, ma escludo la città di Kern. Credo mi dirigerò a Tyrsis, sebbene dubito che otterrò dei risultati concreti laggiù.
Continuerò a tener traccia dei miei spostamenti e dei miei progressi qui, per non tralasciare nulla.

Diario - a Ryner - tredicesima pagina

.:[ 27° giorno - 12° mese - 13° anno ]:.


E' sparito.
Mio padre, Talesin Telrunya, è scomparso.
Non ho più sue notizie da almeno una settimana.. nessuno ne ha.
Il pensiero che mi abbia abbandonata qui, che mi abbia lasciata indietro e se ne sia andato di sua spontanea volontà mi è insostenibile. Non può essere vero: me l'ha promesso.
"Non ti abbandono..."
Non potevano essere solo parole. Io lo so che non erano solo parole.
Dev'essergli successo qualcosa, non c'è altra spiegazione.
Domattina partirò alle prime luci dell'alba e mi dirigerò al Lago Arcobaleno, presso la nostra dimora. Lì sicuramente troverò qualcosa di utile.

..non può avermi lasciata sola.

sabato 8 febbraio 2014

Diario - a Ryner - dodicesima pagina

.:[ 2° giorno - 12° mese - 13° anno ]:.


E' un po' di tempo che non ho trovato modo di aprire questo diario, a causa degli avvenimenti che si son susseguiti frenetici l'uno dopo l'altro.

Sai, stavo minimizzando quando ho detto che le macchine di Antrax non erano un problema..
E' stata un'esperienza che spero di non dover più ripetere in futuro, semmai sopravviveremo. Hanno distrutto ogni cosa. Quegli strani fasci di luce hanno abbattuto le mura di Leah e diverse case. C'è stata una grande battaglia, ma non ho riportato gravi ferite... che sia stato merito tuo?
Credevo che sarei morta lì.
Credevo che saremo tutti morti lì.
La città sta venendo ricostruita pezzo per pezzo e oramai la situazione è in stallo nonostante la nostra ultima vittoria - se così possiamo definirla.
Stiamo aspettando il prossimo attacco, lo aspettiamo tutti noi e nel frattempo cerchiamo di darci da fare, ma è evidente che non servirà a molto. Se attaccheranno dal sottosuolo per noi non ci saranno molte possibilità.
Sono stata tirata fuori da quel buco solo per morire qui?
Se morirò cosa ne sarà di me?
Non so se esiste un luogo ove andiamo dopo la morte... forse è così... io spero sia così.
Eppure, a prescindere, l'unica cosa che continuo a pensare da qualche giorno a questa parte è "Non voglio morire".

Diario - a Ryner - undicesima pagina

.:[ 5° giorno - 11° mese - 13° anno ]:.


Caro Ryner,
le cose procedono. Antrax è ancora in circolazione ma poco importa...
ho provato a chiedere quelle informazioni ma mi sono state negate, nonostante tutto.
Mi ritrovo qui a scrivere con una strana e inquietante voglia sul dorso della mano sinistra. Mi è comparsa dalla notte al mattino, dopo un sogno che spero di non dover più rifare e di cui, grazie a chissà quale divinità, non ho memorie chiare. C'erano degli scoiattoli... e tanto basta.
Quel che mi infastidisce di più è il fatto che centri la magia e che, nonostante questo, Talesin non voglia dirmi nulla.
Nulla su ciò che era Nehinend, su ciò che la riguardava proprio in materia.
Be', lei non c'è più eppure io sono stata coinvolta insieme a quell'elfo in una cosa che mi ha lasciato un segno... un altro. Come se già non ne avessi abbastanza in giro per il corpo.
Come può un semplice sogno avere ripercussioni sul mio fisico?
E' evidente che non era un semplice sogno... e la cosa non mi piace. Non mi piace proprio per niente.
Non voglio più trovarmi in quella condizione.
Già non riuscivo a dormire prima, figurati ora... mi sento a pezzi.
Crollerò presto dal sonno e per una volta spero di non essere tormentata da incubi e strani sogni.
Non ce la faccio a far fronte ad entrambi.

Diario - a Ryner - decima pagina

.:[ 30° giorno - 10° mese - 13° anno ]:.


E' scesa di nuovo la notte ed io sono tornata al castello delle Frecce Nere ormai da qualche ora.
Sono passata a trovare Talesin, in uno stato d'animo piuttosto inquieto devo dire.. ma l'ho trovato di nuovo in sé.
Ha parlato di un viaggio che ha fatto... non si era nemmeno accorto della mia assenza. Ha detto di aver parlato con Nehinend, di aver passato il tempo con lei prima che 'scomparisse' in un altro mondo...
Mi sento confusa, so cosa si fuma certe volte e non so davvero se credere alle sue parole.
Eppure sembra essersene fatto una ragione, sembra che abbia trovato il modo di affrontare il suo dolore.
Man mano che lo osservo, che passo del tempo con lui, mi rendo conto che in fondo abbiamo molto in comune.
Allo stato attuale delle cose, siamo una famiglia. L'unica per entrambi.
Ho avuto paura.. è questa la verità.
La paura di perderlo mi ha bloccata.
Eppure è un'eventualità che non posso ignorare. Sono i rischi del nostro mestiere.
Gli sono rimasta io sola, così ha detto. E lui per me è la stessa cosa.
Ora so dove troveremo la forza di andare avanti...
Di coloro con cui avevo iniziato a legare, mi è rimasto solo lui.
Non finirà così ovviamente, andrò a parlare con quel tale, Valthiar, per cercare di farmi spiegare ciò che mi manca per capire che cosa ci ha portati a questo punto. Spero di trovarlo ancora in Locanda, nonostante tutto il tempo trascorso fin'ora.

Diario - a Ryner - nona pagina

.:[ 25° giorno - 10° mese - 13° anno ]:.


E' successa una cosa...
me ne sono andata via per un po', sono qui da sola alla villetta di cui Talesin mi diede le chiavi e che in origine credo fosse stata pensata per lui e Nehinend soltanto. Una cosa che ormai non ha più importanza.
Nehinend non farà più ritorno, non come l'elfa che mio padre aveva preso in sposa.
E' morta.
Così ha detto Valthiar, l'elfo che si è presentato al castello.
Mio padre... lui non l'ha presa bene. Di fronte alla sua reazione non ho potuto fare niente...
Ma ormai non c'è più e sto perdendo anche Talesin.
Non ha più interagito, non ha più fatto nulla tranne poche sere fa, quando ha tentato il suicidio proprio di fronte ai miei occhi, mentre stavo cercando di farlo reagire. Non sono brava in queste cose, a quanto pare. Navly ha provato a darmi una mano, ma niente... non è cambiato niente.
E io non so più cosa fare.
Questa situazione... non so come potremo superarla. Sono qui proprio per questo: per riflettere. Per capire.
Come è potuto accadere?
Dovrei cercare delle risposte, ma il silenzio intorno a me è come una bolla.
Solo Ardet mi tiene compagnia, qui.
Non ho bisogno di altro.
Solo di lui.. e di questo diario, per cercare di dare un filo logico ai mille pensieri che mi vorticano in testa.
Tu che faresti?
Che strano poter anche solo immaginare di pensare a cosa potresti fare tu, un'entità di cui non ho alcun ricordo.
Sei un nome, niente di più.
Un nome e un indizio di un passato pieno di promesse.
Tutto svanito.. come lei. 
Non era una cattiva persona. Eppure non c'è più.
Cosa faremo noi ora?